Etica, perchè?

Quando diciamo: "Non devi uccidere!"
Quando diciamo: "Non puoi rubare."
Quando diciamo: "La violenza è sbagliata."

Quando diciamo: "E' giusto seguire la legge."

Cosa ce lo fa dire?
Cosa vogliono dire le nostre frasi?
Cosa sta dietro alle nostre affermazioni etiche?


Se ci troviamo a discutere con persone con
convinzioni molto differenti dalle nostre, come possiamo
dimostrare la correttezza delle nostre affermazioni? E
possiamo effettivamente farlo?

A queste domande, forse troppo pretenziose, si propone di
rispondere questo blog, proponendo la Teoria del
Mediativismo Etico.

Un piccolo contributo al grande discorso sulla morale.

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martedì 10 febbraio 2009

Razionalità, Morale & Oggettività

Prima ancora di entrare nel dettaglio della teoria, è necessario confutare uno degli assiomi che ha guidato molti speculatori sull'etica.

Non io per primo, ma anche io, voglio affermare la mancanza di legame tra il mondo dell'etica e la razionalità.
Mi verranno qui incontro molte pensatrici femministe (vedi Gilligan), come pure molti emotivisti, e insoddisfatti del razionalismo in genere.

Per secoli, le verità etiche erano poste al pari delle verità scientifiche in quanto conoscibili attraverso processi logici (così in S.Tommaso, e più ancora in Wolf, come in tutti i naturalisti razionalisti). Ora, a me pare che di questo non se ne veda la ragione. Molti ancora lo sostengono, ponendo la Razionalità come giudice del male e del bene.
A me pare invece che questa poco ci azzecchi con l'etica e la morale.
Alcuni grandi pensatori, convinti forse d'essere più razionali di molti altri, sostengono che la morale sia da ricercare grazie alla razionalità (forse così sentendosi più vicini di altri ad essa, diciamo avvantaggiati nella corsa), senza però mai giustificare questa affermazione, che evidentemente ritengono scontata.

E' un'errore comune, che compiono anche gli esponenti delle etiche del discorso.
Dicendo che, per stabilire una morale, è opportuno creare le condizioni per un discorso ideale, RAZIONALE, essi sottendono che sarà la razionalità a fornire la correttezza alle conclusioni del discorso morale.
Perchè?

Forse, ci si appella alla razionalità perchè spesso l'irrazionalità può sembrare causa di molti mali.
Ma, nel giudicare i "mali" dell'irrazionalità si prende già in partenza posizione a favore della razionalità, è quindi un discorso circolare. "La tal cosa è irrazionale perchè genera dei mali, e genera dei mali perchè è irrazionale." Una tautologia.

Forse, ci si appella alla razionalità perchè, in campo scientifico, ci assicura la correttezza, ma è giusto estendere il metodo scientifico anche oltre il discorso su fatti empirici?
Usciti dal sicuro terreno delle prove scientifiche del mondo fattuale, la razionalità mi pare che sia come una piccola candela per illuminare una grande stanza buia.

E' certo che la tanto adorata razionalità è un fattore positivo, all'interno dei discorsi morali, ma a mio avviso non è ciò che può avere l'ultima parola sull'etica.

Spesso è stato anche spacciato per "razionale" molto materiale che razionale non era, ma solo ragionevole a priva vista.
Grazie alla stessa "razionalità", molti autori hanno raggiunto posizioni incredibilmente differenti; se veramente fosse stata solo la razioalità pura a guidarli, non avrebbero dovuto forse giunere alle stesse conclusioni?

Lancerò una provocazione: le proprie posizioni riguardo a ciò che si crede male o bene, non necessitano di giustificazione.
Questo perchè, ad un'attenta analisi, ogni giustificazione delle proprie posizioni cade in uno degli errori svelati dal Trilemma di Munchausen.
Tutte, tranne quelle che si appellano a qualche etica del discorso (a proposito di ciò si veda Apel e la sua contestazione del Trilemma).

Ora, quindi, l'ultima barriera da abbattere prima di poter dichiarare la mancanza di vincoli tra razionalità e morale, sono le etiche del discorso.

In sintesi, queste sono etiche procedurali, che prescrivono un metodo per scoprire verità morali.
Questo metodo consiste nel creare un "discorso ideale", con delle regole che permettano l'ideale svolgimento dello stesso, supponendo un tempo illimitato per portarlo a termine e nessun limite alle problematizzazioni che possono porre i partecipanti al dialogo.
Secondo i teorici di queste etiche, grazie alla razionalità del discorso e dei parlanti, il risultato della procedura sarà un assenso della totalità dei parlanti sulle qualità morali del fatto in discussione, dall'assenso totale deriva l'oggettività della morale (l'assenso deriva dalla razionalità).

Ora, a me pare che qui la critica sia perfino troppo scontata.
Già i primi emotivisti avevano, senza saperlo, confutato le etiche del discorso; lo aveva fatto Ayer sostenendo che, in una discussione circa un fatto morale, o si riconosceva una divergenza su questioni di fatto quindi il discorso non era realmente vertente su fatti morali, o si riconosceva una effettiva divergenza di convinzioni etiche senza possibilità di convincere RAZIONALMENTE l'interlocutore delle proprie (differenti) opinioni. Il convincimento dell'interlocutore può avvenire solamente grazie ad un uso DINAMICO del linguaggio, quindi non necessariamente RAZIONALE.

Ecco che, nonostante il discorso morale supposto dagli etici del discorso sia "ideale", non potrà giungere a conclusione grazie ad argomentazioni razionali che mettano d'accordo la totalità dei parlanti, perchè semplicemente l'accordo non si raggiungerà mai con la sola razionalità.

Cosa dovrebbe legare le parole "giustizia" e "razionalità"? Non un vincolo semantico, non un processo logico, solo un'opinione anch'essa fuori della razionalità stessa, a mio parere.

La morale, mi pare di poterlo affermare, è un fatto extra-razionale. Influenzata (e giustamente) da sentimenti e pasioni, da convinzioni anche prive di fondamento (e che non necessitano di esso).

Questa tesi è stata già difesa da Habermas, con voce infinitamente più autorevole della mia; l'ha fatto sottolineando la lacuna della morale in campo motivazionale.

La razionalità è spesso una buona caratteristica, ma non basta, da sola, a rivelare la verità assoluta (se c'è) su questioni morali ed etiche.
Le convinzioni morali di un pazzo,o di una persona senza alcuna istruzione, non c'è ragione per affermare che valgano meno di quelle di un filosofo o di uno scienziato.

La morale non è vincolata alla razionalità, e questa è l'apertura del discorso etico ai sentimenti e alle impressioni ingiustificate (e ingiustificabili); punto di partenza e pilastro del Mediativismo Etico.


JackP ;)

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