Ritengo, come primo passo, che vadano esposte le basi della teoria che sto cercando di elaborare, i concetti che è necessario aver interiorizzato per poterla apprezzare.
In primis, è necessario specificare che questa teoria non ha alcuna pretesa di oggettività, nè presunzione di correttezza.
La teoria che qui si svilupperà ha il principale intento di mostrarsi quale buona visione del discorso etico, condivisibile dai più.
Non è una teoria che vuole DIMOSTRARSI corretta, ma più semplicemente MOSTRARSI tale, o almeno apprezzabile.
Inoltre, importante nella mia elaborazione è il contributo dello scetticismo e dell'emotivismo di Ayer, Stevenson, Makie .
Beninteso: il Mediativismo Etico non è una teoria radicalmente scettica, al contrario punta alla scoperta di valori il più possibile oggettivi; ma il punto di partenza deve essere una visione etica sgombera quanto più possibile da altre teorie oggettiviste.
Fondamentale è la critica all'intuizionismo mossa dai vari autori nella storia, infatti il Mediativismo Etico è incompatibile con ogni forma di intuitivismo, soprattutto in quanto spesso l'intuitivismo presuppone una ragione forte nel contesto della scoperta dei principi etici.
Le varie etiche del discorso invece (si veda Apel, Alexy, Habermas) sono qui criticate, ma allo stesso tempo parzialmente accolte. Fondamentale è il loro contributo per la formazione della mia teoria (il Mediativismo propone infatti un'etica procedurale).
I miei ringraziamenti per l'aiuto ricevuto per la formulazione delle pagine che verranno pubblicate vanno a molti professori di Filosofia del Diritto dell'università di Bologna, che hanno saputo darmi spesso molti essenziali spunti e suggerimenti durante le loro lezioni, cito qui Corrado Roversi, Antonino Rotolo, Alberto Artosi ed Enrico Pattaro (e molti altri).
Rngrazio fin da ora chi vorrà contribuire allo sviluppo della mia scarsa teoria, chi se ne interesserà e chi (se mai acadrà) la adotterà e diffoderà.
JackP ;)
In primis, è necessario specificare che questa teoria non ha alcuna pretesa di oggettività, nè presunzione di correttezza.
La teoria che qui si svilupperà ha il principale intento di mostrarsi quale buona visione del discorso etico, condivisibile dai più.
Non è una teoria che vuole DIMOSTRARSI corretta, ma più semplicemente MOSTRARSI tale, o almeno apprezzabile.
Inoltre, importante nella mia elaborazione è il contributo dello scetticismo e dell'emotivismo di Ayer, Stevenson, Makie .
Beninteso: il Mediativismo Etico non è una teoria radicalmente scettica, al contrario punta alla scoperta di valori il più possibile oggettivi; ma il punto di partenza deve essere una visione etica sgombera quanto più possibile da altre teorie oggettiviste.
Fondamentale è la critica all'intuizionismo mossa dai vari autori nella storia, infatti il Mediativismo Etico è incompatibile con ogni forma di intuitivismo, soprattutto in quanto spesso l'intuitivismo presuppone una ragione forte nel contesto della scoperta dei principi etici.
Le varie etiche del discorso invece (si veda Apel, Alexy, Habermas) sono qui criticate, ma allo stesso tempo parzialmente accolte. Fondamentale è il loro contributo per la formazione della mia teoria (il Mediativismo propone infatti un'etica procedurale).
I miei ringraziamenti per l'aiuto ricevuto per la formulazione delle pagine che verranno pubblicate vanno a molti professori di Filosofia del Diritto dell'università di Bologna, che hanno saputo darmi spesso molti essenziali spunti e suggerimenti durante le loro lezioni, cito qui Corrado Roversi, Antonino Rotolo, Alberto Artosi ed Enrico Pattaro (e molti altri).
Rngrazio fin da ora chi vorrà contribuire allo sviluppo della mia scarsa teoria, chi se ne interesserà e chi (se mai acadrà) la adotterà e diffoderà.
JackP ;)
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